zaterdag 29 mei 2010

bisogno di una lingua nova?

"noi diciamo "fame", diciamo "stanchezza", "paura" e "dolore", diciamo "inverno" e sono altre cose. Sono parole libere, create e usate da uomini liberi che vivevano, godevano e soffrendo, nelle loro case. Se i Lager fossero durati più a lungo, un nuovo aspro linguaggio sarebbe nato".

Uit: Primo Levi - Se questo è un uomo", pag. 82




Shemá

Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:

Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d'inverno.

Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.

uit: L'osteria di Brema - Primo Levi

4 opmerkingen:

Bab zei

was een paar dagen stil, maar dit is sterk. Vond vooral het eerste blokje erg pakkend.

sodade zei

Ja. Levi vertolkt... Ik herken een onmacht die ik ervaar in de ontoereikendheid bij het (be)schrijven (veel dieper dan dat - de uitgewoonde woorden waar ik het in in between over heb bijv.). Vandaar ook meer zwijgen.

Babs zei

Die onmacht is er, schrijnend als armoede en oorlog. Maar zoals bij veel vormen van verdrukking, vormen van ontoereikendheid, ontstaat er juist een generatieve spanning. Een spanning die taal niet louter in woorden vat, maar ook in stiltes. Iets dat creeert, eindeloos creeert, juist vanuit die zwakte. de aanwezigheid van die taal waarin de ruimte tussen de woorden en zelfs die waar woorden niet spreken betekent wordt, daar is de nieuwe taal geboren.

sodade zei

Dat herken ik ook in wat je op Babilonia schreef.
Het blijft in de praktijk een worsteling. Niet alleen met woorden an sich, ook met enerzijds de drang te willen verwoorden - desnoods voor de duizendste keer, maar dan weer een beetje anders - en de vraag naar de zin ervan.

La testimonianza di Primo Levi era così radicale e universale da urtare continuamente contro l'inadeguatezza e l'importanza della parola. Qui c'è qualcosa che ci riguarda, che si rivolge a noi. A tutti noi, non solo ai tedeschi. L'autore dice che non può avere giustizia per il semplice fatto che non può essere capito, e non può essere capito perché non è in grado di esprimersi: per raccontare ciò che su di lui è stato compiuto avrebbe bisogno di una lingua nova, che non c'è: ogni volta che per esprimere le cose del suo mondo usa parole del nostro mondo, quelle cose diventano di questo mondo, smettono di essere uniche, diventano normali.